Nel silenzio del valico, dove le rocce non sono d’ostacolo ai venti, In questi anfratti, dove nessuno è mai penetrato, Viveva un’allegra eco dei monti. Lei rispondeva alle grida, alle grida degli uomini. Quando la solitudine salirà alla gola come un nodo E un gemito soffocato, quasi senza rumore, scivolerà nell’abisso, Agile, l’eco afferrerà il grido d’aiuto, Lo rafforzerà e lo porterà via con cura nelle sue mani. Non dovevano essere uomini, gonfi di veleni e di oppio, Quelli che giunsero per uccidere e ammutolire la gola viva, Se nessuno ne sentì il calpestio e il grugnito. Legarono l’eco e sulla sua bocca misero un bavaglio. Per tutta la notte continuò la farsa sanguinosa e crudele, L’eco venne calpestata, ma nessuno sentì alcun suono. All’alba l’eco dei monti, ammutolita, venne fucilata, E pietre sprizzarono, come lacrime dalle rocce ferite.
© Silvana Aversa. Traduzione, 1992