Sarò perduto nella contemplazione quando inizierò a respirare? L’aria è fredda per la tempesta, il freddo mi soffoca. Cosa sarà cantato per me oggi, cosa ascolterò? Gli uccelli cantano le favole del saggio. L’uccello Sirin è una gioia, è certo che canta per me, Mi rende felice, mi chiama dal nido. Ma gli è di fronte, disperato e piange, Ha l’anima ferita lo splendido Alkonost. Come un prezioso sette corde Ha cantato ancora una volta, L’uccello Gamayun Che mi da speranza! Il cielo blu, è trafitto dai campanili, Campanili di rame, con campane di bronzo, Sarò gioioso o addolorato. Le cupole sono rivestite di oro puro Così che il buon Dio le noti di più. Io sono come sempre davanti ad un mistero, Il più grande e fiabesco paese. Prima salato, poi dolce, amaro e poi aspro territorio Blu, primavera, acqua, e abbondanza di grano. Ho mangiato lo sporco grasso fino al fondo, I cavalli affondano fino alle staffe, Ma mi attirano, sono assonnato, Li vedo zoppicare mentre il sogno svanisce. Proprio come ha cantato il sette corde Il mio essere risorge Come l’uccello Gamayun Che mi da speranza! L’anima mia percossa e dolorante, L’anima mia strappata, poi rattoppata, Prima che il sangue uscisse, con pezze d’oro, Pezze d’oro che ho pagato, l’anima mia è coperta d’oro, Così che il buon Dio la noti di più.
© Emanuele Ricciardi. Traduzione, 2009