Lungo il precipizio, sull’orlo della fine, proprio sul limite estremo colpisco i miei cavalli con il frustino, li richiamo! È come se mi mancasse l’aria - bevo il vento, inghiotto nebbia - percepisco la gioia della morte: scompaio, scompaio! Un po’più piano, cavalli, un po’ più piano! Voi non sentite la tensione del frustino! Ma mi sono capitati dei cavalli proprio riottosi. e non sono riuscito fino in fondo né a vivere né a cantare. Abbevero i cavalli, termino di cantare il verso - benché solo un attimo, ma mi fermo sul margine... Vengo meno - spazzato via come una piuma, da un uragano, dal palmo della mano, e mi portano via al galoppo, sulla slitta, sulla neve di mattina. Andate ad un passo meno veloce, o miei cavalli! Benché solo un attimo, ma allungate la strada verso l’ultimo ritrovo! Un po’più piano, cavalli, un po’ più piano! Voi non sentite la tensione del frustino. Ma mi sono capitati dei cavali proprio riottosi... e non sono riuscito fino in fondo né a vivere né a cantare. Abbevero i cavalli, termino di cantare il verso - benché solo un attimo, ma mi fermo sul margine... Siamo arrivati in tempo - come ospiti, da Dio non si arriva in ritardo. Ma cosa succede là che gli angeli cantano con voci astiose? Oppure è la campana che non riesce a controllarsi dal pianto? Un po’più piano, cavalli, un po’ più piano! Voi non sentite la tensione del frustino. Ma mi sono capitati dei cavali proprio riottosi... e non sono riuscito fino in fondo né a vivere né a cantare. Abbevero i cavalli, termino di cantare il verso - benché solo un attimo, ma mi fermo sul margine...
© Elio Berrà. Traduzione, 2008