Non ti abbiamo spartita e neanche vezzeggiata e quanto al fatto che ti amammo č ormai acqua passata, io porto in cuore, Valja, la tua immagine radiosa e Leša, invece, lui sul petto se l’č incisa. Quel giorno che alla stazione ci siam divisi, di ricordarti fino alla tomba io promisi: "Non ti potrň mai cacciare, Valja, nell’oblio". Rispose allora Leša: "Tanto meno io". Ora decidi tu chi di noi due sta peggio e pensa un po’ per chi ci mole piů coraggio: lui porta fuori il tuo profilo tatuato, ma č dentro all’anima che io sono segnato. Quando sto tanto male da voler morire - queste parole non ti vogliono ferire - chiedo a Leša di sbottonarsi la camicia e sto a osservarti ore e ore con tenacia. Finchč un compagno, un buon amico, non č tanto, con l’arte non ha vinto il mio tormento, e cosě, copiando da Leša il tuo ritratto ha inciso il tuo profilo sul mio petto. Diffamar gli amici non č cosa carina, eppure tu mi sei piů cara e piů vicina perché il mio tatuaggio, o meglio il tuo, č migliore e assai piů bello che non il suo.
© Sergio Secondiano Sacchi. Traduzione, 1992