Ho portato la mia pena sopra il ghiaccio a primavera ma la lastra era leggera e si è spezzata la mia anima ormai priva del suo abbraccio è sprofondata ma alla riva la mia pena si è aggrappata. Da quel giorno, e senza tregue, lei mi insegue per il mondo e le chiacchiere camminano al suo fianco ed il vecchio gelso stanco lui sapeva che ero viva e che ancora il mio canto ancora risuonava. Sì, ma il mormorio non muore e l’ha saputo il mio signore il sussurro è diventato cantilena prima ancora che io ascoltassi si è lanciato sui miei passi trascinando quelle voci è la mia pena. Mi ha trovata e all’improvviso lui mi ha stretta tra i suoi baci e la mia pena e quelle vosi hanno sorriso ma poi lui mi ha tenuta per un’unica giornata e da quel giorno questa pena mi accompagna.
© Sergio Secondiano Sacchi. Traduzione, 1992
© Marina Vladi. Canto, 1993
© Alexandra Arelt. Canto, 2016