Le mie mani non stanno più tremando: più in alto, adesso! La paura è precipitata in fondo, giù nell’abisso. Non c’è motivo di indugiare, procedo strisciando, non c’è vetta che non si possa conquistare in questo mondo. Tra i cammini non ancora praticati per me ce ne è uno, tra i confini non ancora guadagnati ne ho uno di meno. I nomi degli scomparsi, la neve li scioglie dentro di sé, tra le vie non battute e nuove una è per me. Il pendio, i ghiacci l’hanno velato con azzurri riflessi, il granito conserva il segreto di sconosciuti passi. E qui, al di sopra di ogni testa, il mio sogno contemplo fedele alla sacra purezza, al regno di nevi e parole. Spero davvero di non dimenticare in un domani di come qui ho saputo estirpare le mie indecisioni. Fu l’acqua a sussurrarmi allora: vincere sempre così. Il giorno... ma che gionio era? Ah già... mercoledì.
© Sergio Secondiano Sacchi. Traduzione, 1992