Eccomi qua, la luce è su di me sembro in vetrina e sto su una rotaia il microfono è là mi sta aspettando già e sembra quasi una feritoia. È che al microfono io faccio pietà la mia voce può provocare orrore e alla prima stecca che farà quella carogna amplifica l’errore. Mi soffoca e mi opprime la ribalta il riflettore preme e poi mi assalta con questa luce che mi acceca già che caldo fache fache fa. Forse potrei cambiare tonalità ma sento lì un raschio nella gola sul rigo giustonon la riporterà se appena appenala mia nota cala. È più sottile di una lama e nota la stonata più minuta se non ho voce lui non ha pietà è meglio intonar bene la nota. Mi soffoca e mi opprime la ribalta il riflettore preme e poi mi assalta con questa luce che mi acceca già, che caldo fache fache fa. Si avvolge nella suabella forma plastica lui che ha la testa di un serpente e se sto zitto morsica e mi mastica io canterò finché la vita lo consente. Non agitarti, fermo non osare con lingua biforcuta mi sgomenti non sono qui a cantare ma a incantare sono incantatore di serpenti. Mi soffoca e mi opprime la ribalta il riflettore preme e poi mi assalta con questa luce che mi acceca già che caldo fache fache fa.                         Mi becca dalla bocca tutti i miei suoni come un uccelloe poi mi tira in fronte una pallottola, ma le mie mani sulla chitarranon potranno niente. Le mie sono armonie elementari ma appena sbaglio corda col mio plettro come pena mi sfregano severi il microfono in combutta col suo spettro. Mi soffoca e mi opprime la ribalta il riflettore preme e poi mi assalta con questa luce che mi acceca già che caldo fache fache fa.
© Sergio Secondiano Sacchi. Traduzione, 1992
© Eugenio Finardi. Canto, 2008
© Elena Pau. Canto, 2015