Hanno spazzato tutto per non lasciare impronte, copritemi d’ingiurie, di calunnie e disonore, la mia meta, il mio traguardo è l’orizzonte, e sull’orizzonte io sarò il rincitore. Mica tutti l’hanno accettata la scommessa e ci siamo stretti la mano senza ardore, per questa gara c’è un’unica premessa: seguire solo lo stradone e non deviare. Arrotola miglia il cardano con furore e corro parallelo ai fili della luce, è un gatto nero, quell’ombra oltre il motore, o qualcuno con un vestito color pece. Spesso mi mettono i bastoni tra le ruote e so già dove mi tenderanno l’assalto, le loro facce sghignazzanti mi son note mentre mi tenderanno un cavo sull’asfalto. A questa velocità fonde la lancetta e i granelli di sabbia sono vere munizioni, stringo il volante e sento i crampi per la stretta, devo arrivare, prima che blocchino i bulloni. Arrotola migliua il cardano con furore, corro in verticale ai fili della luce, stanno strigendo i dadi, devo arrivare, oppure mi tenderanno il cavo all’altezza della roce. Fonde ill catrame ed ogni ruota è arroventala, fremo nell’attesa del momento più brutto, spezzo col petto il cavo teso, l’ho scampata, toglietevi pure le vostre fasce a lutto. Chi mi ha costretto a questa dura fatica sta barando con le regole del gioco ma m’inebria il rischio e, checché si dica, nelle curve pericolose io m’infuoco. Arrotola miglia il cardano nella corsa e cavi e fili, alla malora tutti quanti! quando all’orizzonte farò la mia comparsa badate solo di tener calmi i perdenti. Ma il mio traguardo, l’orizzonte, è assai distante, non ho tagliato il nastro, però ho spezzato il cavo, e non mi son spezzato il collo sul tirante. Ma sparano alle ruote, quatti dietro a un rovo. Non e dui soldi che mi sou fatto affascinare, mi avevan detto: non sprecare questo istante, cerca se c’è un punto estremo da poter varcare e se si può spostare l’orizzonte. Arrotola miglia su miglia il mio cardano, non mi centreranno le ruote facilmente, stanno cedendo i freni, è stato tutto invano: ho mancato in pieno volo l’orizzonte.
© Sergio Secondiano Sacchi. Traduzione, 1992
© Eugenio Finardi. Canto, 2008