Andiamo via sott’acqua in acque neutrali, possiamo sputare al tempo per un anno intero. E se ci scoprono, i sonar urlano, per i nostri guai: Salvate le nostre anime, deliriamo per l’asfissia, salvate le nostre anime, accorrete in fretta, ascoltateci là, al secco, il nostro S.O.S. è sempre più sordo e il terrore taglia le nostre anime a metà. E scoppiano le aorte, ma guai ad andare su! Là, a babordo, là, a dritta, là, subito in avanti, chiude il passaggio la cornuta morte. Salvate le nostre anime, deliriamo per l’asfissia salvate le nostre anime accorrete in fretta, ascoltateci là, a terra, il nostro S.O.S. è sempre più sordo e il terrore taglia le nostre anime a metà. Ma qui siamo in libertà, dopo tutto, questo è il nostro mondo, siamo forse impazziti, salire a galla in un campo minato? Bene, bene, niente isterismi! Andiamo a sbattere sulla riva! Disse il comandante. Salvate le nostre anime, deliriamo per l’asfissia salvate le nostre anime accorrete in fretta, ascoltateci là, a terra, il nostro S.O.S. è sempre più sordo e il terrore taglia le nostre anime a metà. Saliremo in superficie all’alba, un ordine è un ordine. Morire in un riflesso... è meglio morire alla luce! Il nostro tracciato non è segnato. Non possiamo fare niente...niente. Ma ricordatevi di noi. Salvate le nostre anime, deliriamo per l’asfissia, salvate le nostre anime, accorrete in fretta, ascoltateci là, a terra, il nostro S.O.S. è sempre più sordo e il terrore taglia le nostre anime a metà. Ecco, siamo saliti in superficie, ma non c’è via d’uscita! Il passaggio è chiuso nell’arsenale, i nervi tesi. È il termine di tutte le sofferenze, delle fini e degli inizi. Vorremo un approdo, al posto dei siluri. Salvate le nostre anime, deliriamo per l’asfissia, salvate le nostre anime, accorrete in fretta, ascoltateci là, a terra, il nostro S.O.S. è sempre più sordo e il terrore taglia le nostre anime a metà.
© Giuseppe Floris. Traduzione, 2017